Pesca dalle dighe frangiflutti

L’ambiente portuale è considerato dai pescatori uno degli ambienti marini più fruttuosi per la maggior parte delle tecniche di pesca dalla costa e, in special modo, le dighe frangiflutti poste a protezione delle banchine portuali esterne, oppure a protezione delle intere aree portuali nei porti più piccoli.
Queste dighe sono costruite artificialmente dall’uomo, utilizzando blocchi di roccia di cava oppure blocchi di cemento, posti uno sull’altro, in modo da offrire uno sbarramento alle onde e alla forza di erosione del mare che altrimenti intaccherebbe le banchine interne, mettendo a repentaglio la sicurezza delle imbarcazioni ormeggiate. Si crea così un ambiente marino, che seppur artificiale, imita parecchio l’ambiente naturale delle franate di roccia, con il vantaggio per il pescatore di raggiungere facilmente la postazione di pesca e di poter praticare le tecniche a diverse profondità. Di contro, essendo le dighe ambito portuale, sono sempre più spesso sottoposte a divieti e controlli da parte della Capitaneria di porto e quindi non sempre è permesso praticare la pesca.


Attrezzatura

Le dighe sono sempre state utilizzate per lo svolgimento delle gare di pesca, sia per la facilità di organizzazione delle postazioni e sia per l’abbondanza di pesce. Naturalmente, la maggior parte dell’attrezzatura agonistica è stata sviluppata per lavorare bene in questo ambiente. Senza dover acquistare un’attrezzatura da gara, una oculata scelta di attrezzatura di base può permettere al pescatore di mettere in pratica la maggior parte delle tecniche possibili in questo ambiente. Vediamole insieme:
– Canne fisse: Un assortimento adeguato è costituito da 4 modelli, in carbonio o misto, che parte dai 4 metri fino agli 8 metri. Esse devono avere un’azione spiccatamente di punta ed una buona resistenza.
– Bolognesi: Tre attrezzi equilibrati dai 3 metri ai 5 metri copriranno le esigenze di questo ambiente, consentendo sia la pesca a galla che quella a fondo leggera. Se intendiamo praticare la pesca a fondo più pesante, è necessaria la presenza di altri due attrezzi sui 3,5 – 4,5 metri con potenza maggiore, dagli 80 ai 100 grammi. Come mulinelli, non ci sono particolari esigenze, se non spiccate caratteristiche marine e resistenza ed affidabilità.
Se vorremo essere pronti a mettere in pratica tutte le tecniche possibili in questo ambiente, avremo sicuramente necessità di un TIR per trasportare tutti quegli accessori che, per ogni tecnica, rendono la vita più facile al pescatore. Semplificando, una cassettina che funga anche da sedile e la possibilità di portare l’automobile a pochi metri dalla nostra postazione ci possono permettere di pescare alcune ore in santa pace senza preoccuparci troppo di cosa portare con noi. Indispensabile resta comunque un buon guadino telescopico che può risolvere positivamente le diverse necessità di recupero.


Tecniche di pesca e prede

Principalmente, le tecniche tipiche di questo ambiente si dividono in due grandi categorie: la pesca a fondo e la pesca a galla. Altre tecniche come la pesca all’inglese, il rock fishing, lo spinning, ecc. sono fruttuosamente praticabili in questo ambiente e vi rimandiamo ai relativi articoli tecnici.

Pesca a Fondo
Questa tecnica può essere messa in pratica in due modi:
di attesa: è la classica pesca a fondo praticata con la bolognese di 4 metri circa abbinata con un mulinello medio e caricato con un buon 0,25/0,30. Come terminale, useremo uno spezzone di monofilo super dello 0,22/0,25 con due/tre braccioli dello 0,18/0,20 montati sopra al piombo ed armati con ami proporzionati alle esche, comunque dal n. 12 al n. 8. Il piombo sarà scelto in base alla distanza da raggiungere e comunque proporzionato all’azione della canna impiegata. E’ questa una tecnica generica, non mirata a particolari prede. Finiranno più facilmente nel cestino: Labridi, Ghiozzi, Bavose, Scorfani, Sparlotti e più di rado Saraghi fasciati, Oratelle, Spigole, Boghe ed Occhiate. Una variante selettiva di questa tecnica è quella di utilizzare una montatura mono amo e piombo scorrevole, per la cattura di Orate, Saraghi e Spigole.
al tocco: si utilizza una bolognese per questa tecnica, un attrezzo più morbido, con azione spiccatamente di punta, meglio se con cimino intercambiabile, con un mulinello non troppo grande e caricato con un buon monofilo dello 0,18/0,20. Il finale sarà costituito da uno spezzone di monofilo dello 0,18 lungo circa un metro. Su questo monteremo due braccioli “a bandiera” dello 0,16 con ami del n. 12 ed un piombo terminale, variante dai 5 ai 20 grammi. Questa tecnica non prevede un vero e proprio lancio ma è indirizzata alle prede che stanziano vicino alla diga come Sparlotti, Labridi, Salpe, Cefali, Occhiate, ecc. Una volta calato in acqua, sarà il cimino della canna a segnalare le toccate del pesce e quindi la successiva ferrata.


Pesca a galla

In questa categoria si raccolgono diverse tecniche che trovano nelle dighe portuali uno degli ambienti ideali per essere praticati. Possono essere impiegate sia le canne fisse che le bolognesi, a seconda della distanza a cui stazionano i pesci. Vediamole insieme:
Canna fissa: è la classica tecnica per insidiare i Cefali, le Salpe, le Occhiate, le Boghe, ecc. e prevede l’impiego del galleggiante, di forma e peso adeguato alle condizioni meteomarine. La lenza è costituita da uno spezzone lungo quanto la canna dello 0,14/0,16, montato con il classico finale a forcella, dello 0,12, con due ami del 14/12 e pallini di piombo o torpille per l’equilibratura del galleggiante. Con questa tecnica potremo sondare le diverse profondità possibili, partendo dal fondo e fino a mezzo metro dalla superficie.
Bolognese: il fatto di avere il mulinello permette a questo attrezzo maggiore azione e quindi più varietà di tecniche applicabili. Dal semplice utilizzo sostitutivo alla canna fissa a quello più interessante del lancio, permette di esplorare alla ricerca del pesce maggiori distanze e profondità, risultando un attrezzo ideale per questo ambiente. La sua lunghezza sarà sui 4/4,5 metri, ad azione di punta e dotata di un mulinello medio, caricato con un buon monofilo dello 0,16/0,18. Come finali abbiamo diverse possibilità, in relazione alla distanza, al galleggiante e all’esca impiegata. Mantenendoci sul generico, possono essere impiegati con buoni risultati due montature universali: con galleggiante fisso e con galleggiante scorrevole. Entrambe queste montature permettono la cattura di varie specie, di solito relazionate alla profondità a cui si pesca e che vanno dai classici Cefali, Salpe, Boghe, Occhiate, Saraghi e alle più rare Spigole e Orate. La montatura con galleggiante fisso prevede il montaggio del galleggiante sulla lenza madre, di peso compreso da 1,5 a 3 grammi e con una micro girella a barilotto. A questa va collegato uno spezzone di circa 1/1,5 metri dello 0,14 che ospiterà la piombatura fatta con pallini di piombo della stessa misura e distanziati su tutta la lunghezza del finale. Alla fine tramite un’asola collegheremo il finale vero è proprio, costituito da una forcella dello 0,12, da cui ottenere i braccioli lunghi rispettivamente di 35 e 50 centimetri. Questi verranno armati con ami di misura compresa tra il 16 e il 12, a seconda delle esche impiegate. La profondità di pesca sarà regolata aiutandosi con una sonda e dovrà portare le esche in prossimità del fondo dove stazionano le prede. Fruttuosa potrà essere anche la pesca a mezz’acqua, quando risultassero infruttuosi gli agguati sul fondo. La montatura con il galleggiante scorrevole, si rende necessaria quando la profondità di pesca è elevata e viene fatta montando il galleggiante scorrevole direttamente sulla lenza madre. Il galleggiante potrà essere sia piombato che normale, anche se quello piombato permette di avvertire le tocche anche delle prede che attaccano l’esca in calata. Il finale sarà sempre di circa un metro con la solita forcella finale. Per regolare la profondità, utilizzeremo un piccolo stopper, oppure un nodo scorrevole ferma galleggiante, praticato sulla lenza del mulinello. La giusta regolazione avverrà con l’aiuto di una sonda posizionata sull’amo più basso. Anche in questo caso le esche devono lavorare in prossimità del fondo, senza trascurare comunque altre fasce di profondità, dove non è raro allamare belle prede.


Esche

In questo ambiente sono la sardina e il gambero le esche principali utilizzate, seguite dai vari anellidi, le pastelle, i bigattini, cozze ed altri molluschi, calamari a pezzetti. La sardina viene sempre innescata a pezzettini, ricavati dal dorso del pesce che è più duro e consistente. Il gambero può essere anch’esso innescato a pezzetti, oppure intero se di piccole dimensioni. La reperibilità naturale delle esche da parte delle prede ne consiglia l’uso, quindi va data la preferenza a quelle esche che si presume le prede siano abituate a procurarsi da sole. A esempio se le cozze sono presenti nella zona di marea, ne è consigliabile l’uso, perché Saraghi ed Orate sono abituate a mangiarli, oppure in presenza di visibili zone di misto sabbia-scogli i gamberetti e gli anellidi sono da consigliare. Fanno eccezione le esche per i Cefali che rimangono sempre sarda e pastelle quelle più efficaci. Al contrario, conviene usare i bigattini, esclusivamente in zone dove le prede sono abituate a mangiarli, oppure iniziare ad utilizzarli con adeguate pasturazioni.

Pasture
Come gli altri ambienti di pesca anche le dighe frangiflutti richiedono un’adeguata pasturazione. Anzi, visto il diretto contatto con il mare aperto, attirare un branco di pesce e tenerlo riunito a tiro di canna diventa fondamentale e una cattiva pasturazione può seriamente compromettere la nostra battuta di pesca. La pasturazione migliore è direttamente legata ai tre fattori fondamentali che ci porteranno a sceglierla: tipo di preda, tipo di esca impiegata, profondità di pesca. Vi diamo alcune indicazioni utili per scegliere la pastura migliore:

PREDE ESCA PROFONDITA’ PASTURA
Cefali, Salpe, Boghe, ecc. Sardina, pastelle, gambero Fondo Sfarinati di fondo arricchiti di sarde macinate
Idem Idem Mezz’acqua Sfarinati di superficie arricchiti di sarde macinate
Idem Bigattino Fondo Bigattini incollati
Idem Idem Superficie o mezz’acqua Bigattini
Spigole, Saraghi, Orate Bigattino Fondo Bigattini incollati, eventualmente con sabbia fine
Idem Idem Superficie o mezz’acqua Bigattini
Pesca a fondo Sardina, gamberi, anellidi Fondo Pane ammollato con salamoia di acciughe o sarde fresche macinate
Idem Cozze Idem Cozze frantumate

Ricordate di valutare la presenza di corrente che può trascinare la pastura e di conseguenza le prede più a valle. In questo caso, conviene lanciare la pastura più a monte e sfruttare quindi la corrente per portare i pesci sotto la canna. Anche il moto ondoso deve essere valutato e in caso di mare mosso, bisogna pasturare vicino ai massi della diga; sarà la corrente in uscita a portare la pastura alla giusta distanza di pesca.

Stagioni e orari
La diga frangiflutti è uno dei pochi ambienti marini ad essere in attività in tutte le stagioni. I periodi migliori sono sicuramente la primavera e l’autunno dove la maggior concentrazione di pesce la rende uno spot insostituibile. Per quanto riguarda gli orari, sia la mattina presto che le ore di buio permettono di fare catture più pregiate (Spigole) e più abbondanti (Boghe ed Occhiate). Se il mare è mosso o in scaduta, sulla diga è possibile catturare a qualsiasi ora del giorno, soprattutto in concomitanza dell’alta marea, perché sono moltissime le prede che scelgono questo ambiente per alimentarsi in queste condizioni meteomarine.