Beach Ledgering

Iniziamo con questo articolo ad illustrare le tecniche di base del Beach Ledgering, una tecnica dalla spiaggia che ultimamente si stà affermando tra gli appassionati di pesca dalla spiaggia che, per varie ragioni, sono obbligati a programmare le loro battute di pesca e non possono quindi essere sicuri di trovare le condizioni ideali per il surf casting.

Caratteristiche

Il beach ledgering, nato principalmente come una particolare specialità del surf casting, in questi ultimi anni ha trovato una sua precisa identità, arrivando a creare un proprio stile di pesca, attrezzi e tecniche diverse da quelle che vengono comunemente impiegate nel surf casting. Le differenze non sono comunque abissali e molti appassionati di surf casting pescano regolarmente anche con queste tecniche, soprattutto quando il mare è calmo e non c’è l’indispensabile onda come meta per il lancio.
Il beach ledgering infatti viene praticato con attrezzature leggere e mare calmo o nella fase finale della scaduta e permette di fare catture già nel sottoriva, anche se le prede che abitualmente abbocano sono di taglia minore e quasi mai particolarmente prestigiose.
E’ comunque una tecnica divertente e alla portata di tutti, non richiede una particolare preparazione atletica in quanto la distanza di lancio, seppur importante, non è fondamentale per il risultato della battuta di pesca.

Dove e quando

Come si intuisce dal nome anglosassone, il beach ledgering viene praticato dalla spiaggia e a differenza del surf casting non è così selettivo sul tipo di spiaggia e vanno bene più o meno tutte, da quelle con fondali bassi a quelle che degradano decisamente, da quelle con fondale omogeneo a sabbia fine a quelle con fondale misto o ghiaioso. Sarà la spiaggia, se ben interpretata, a dirci se è valida per questa tecnica o meno contando il numero e la qualità delle catture. A voler comunque dettare un profilo di spiaggia ideale, dobbiamo pensare ad una spiaggia che presenti un fondale degradante in maniera decisa, esposta ai venti più potenti, così da presentare canaloni, avvallamenti e rocce isolate. Se poi sull’arenile sfocia un fiumiciattolo o una foce più grande, il suo valore aumenta e promette belle catture. Vanno benissimo anche le spiagge a ridosso o comprese tra due promontori di roccia e anche quelle delle insenature più grandi. Valgono sempre il viaggio quelle con fondale misto a roccia che, comunque, non sia prevalente, altrimenti passeremo la maggior parte del tempo a sostituire ami e terminali a causa dei continui incagli.
Riguardo al periodo dell’anno più indicato per la pratica del beach ledgering, esso parte dalla primavera inoltrata fino alla fine dell’autunno-inizio inverno, a seconda delle condizioni meteo che si hanno in quel periodo. Il momento migliore è alla fine della scaduta, quando ormai il vento è caduto del tutto ma il mare continua con la sua inerzia a muovere le acque e il sedimento dal fondo. Anche con il mare calmo si può praticare questa tecnica con la possibilità di fare qualche bella cattura, soprattutto nel tardo autunno.
Il beach ledgering si pratica indifferentemente sia di giorno che di notte; in alcune spiagge può esserci una consistente differenza in termini di catture tra i due periodi e vale sempre la pena provare nelle diverse ore del giorno per verificare quali sono quelle più catturanti, come al solito rapportate alle fasi di marea e a quelle lunari.

Attrezzatura

Anche se nel beach ledgering non sono richiesti lanci al limite, ciò non significa che l’attrezzatura deve essere improvvisata o peggio, “riciclata” da altre tecniche (leggi bolognese). La canna adatta al beach ledgering mantiene quelle caratteristiche del surf che permettano comunque di lanciare con facilità e senza eccessive forzature ma che nel contempo conservi sensibilità e leggerezza. Dovremo quindi individuare, tra le tante appositamente disegnate per questa specialità un paio di canne che ci permettano di lanciare due categorie di zavorre: quelle leggere (dai 10 ai 40 gr) e quelle medie (dai 40 ai 70/80 gr.), avere una spiccata azione di punta e una vetta assolutamente sensibile in modo da avere una visione più chiara possibile di cosa sta avvenendo alla nostra esca. Ricordiamo che raramente dovremo lavorare “bestioni”, ma è più ragionevole pensare a prede che vanno dai 150 gr. al kilogrammo di peso.
Come lunghezza, esse andranno dai 3/3,5 metri fino ai 4,5/5 metri e di tipo telescopico per facilitarne il trasporto. Altra caratteristica utile è la possibilità di avere la vetta intercambiabile che ci permette di utilizzare quella più adeguata alle condizioni meteo marine o alla tecnica che stiamo impiegando.
Per il mulinello, che comunque sarà equilibrato alla canna, sceglieremo senz’altro i modelli più piccoli di serie pensate e studiate per il surf, con caratteristiche di robustezza e affidabilità che le caratterizzano. Validissimi quelli con più bobine di serie che ci permettono di portare con noi diversi diametri già imbobinati pronti per essere impiegati. Visti i bassi diametri utilizzati, è importante che il disegno della bobina sia adatto a cedere il filo senza inutili attriti e con facilità, in modo da poter ottenere la distanza maggiore possibile.
Per i monofili, a differenza del surf, raramente utilizzeremo diametri superiori allo Ø 0,45/0,50 ma la fascia di maggior impiego va dallo Ø 0,18/0,20 allo Ø 0,30/0,35. Come al solito è consigliabile la buona qualità e il miglior carico di rottura possibile rapportato al diametro utilizzato, che ci darà una maggior sicurezza con una preda “in sovrappeso”.
I piombi saranno praticamente gli stessi del surf, nelle misure più leggere, e raramente superano i 100 gr. Nel Beach Ledgering vengono impiegati di solito i modelli più affusolati e filanti in quanto dato le condizioni meteo non proibitive, si predilige la gittata alla tenuta sul fondo.
Gli ami sono abbastanza normali e indicati per le esche che andremo ad utilizzare con misure che potranno andare dal n. 10 al n. 4-5 per le esche più voluminose.
Tra gli accessori indispensabili, sicuramente un tripode a due – tre posti ci permette di posizionare le nostre canne al meglio ed averle costantemente sotto controllo, così come un tavolinetto per la preparazione degli inneschi.
Le minuterie sono le classiche: piccoli galleggianti, girelle, perline, micro agganci, ecc.

Le prede

Pescando comunque dalla spiaggia con il mare calmo o quasi non aspettiamoci grosse prede, tranne che per qualche bella orata, ma la pezzatura di questa tecnica va dai 100/200 gr. al kilogrammo di peso; ricordiamo comunque che devono essere rispettate le misure minime di legge e le prede che non le raggiungono devono essere slamate con delicatezza e rimesse in acqua.
La preda più comune del beach ledgering è senz’altro la mormora, assidua frequentatrice di ogni tipo di arenile sempre intenta a grufolare alla ricerca di cibo, segue il sarago, di solito fasciato e testa nera che abitano soprattutto le spiagge che presentano zone di roccia e alghe o le spiagge delle insenature più o meno grandi. Rimanendo nel campo dei grufolatori, citiamo l’ombrina, ritornata a popolare le nostre coste con più regolarità, le varie triglie, i classici pesci di sabbia (rombi, sogliole e razze), prede meno frequenti come cefali, boghe, occhiate, tordi, ecc.
La Mormora, la preda più comune nel Beach Ledgering Un discorso a parte merita l’orata che, con questa tecnica, può essere insidiata con buone probabilità di fare buone catture; infatti “sua maestà” si alimenta frequentemente con mare calmo e in acque non molto alte, su spiagge sia di sola sabbia ma, e soprattutto, su quelle con fondale misto dove trova più facilmente i molluschi di cui è ghiotta (murici e cozze, prevalentemente).
Pescando di notte, entreranno nel carniere con una costante presenza i gronghi, murene e scorfani.
Passando ai predatori, sicuramente meno presenti ed assidui che nel surf casting, la spigola è la più presente, mentre leccie, serra e piccole ricciole sono prede meno frequenti e richiedono tecniche più specifiche ed esche più selettive come l’esca viva o inneschi più corposi.

Le Esche

Le esche più impiegate in questa tecnica rimangono gli anellidi, dalla pregiata arenicola, al bibi e al verme di rimini, bocconi ideali per l’orata di taglia e per qualche bel saragone. L’innesco più efficace per gli anellidi sottili è di montarli interi con l’apposito ago, mentre il coreano può essere innescato per la testa e lasciando la coda libera di agitarsi per attirare ancor di più la preda. Il verme di rimini invece viene innescato a pezzi di due o tre centimetri, in modo da liberare al massimo il suo “profumo”. Anche i bibi và innescato a pezzi se di grosse dimensioni, ricordandosi di fare le legature nella zona del taglio per non svuotarlo, e di innescarlo con l’aiuto di un ago sottile.
Ottimi e redditizi anche i molluschi tipici degli arenili come il cannolicchio e la vongola e quelli dei fondali misti come il murice. Questi molluschi possono essere pescati da noi, con maschera e pinne, oppure acquistati nei mercati ittici. Si potranno conservare vivi in un secchio e sgusciarli al momento dell’impiego.
Arenicole e Mormore, un’accopiata vincente! Tra i crostacei, danno buoni risultati il gambero, quello grigio pescato con il retino e tenuto vivo con l’aiuto di un secchio e di un ossigenatore, il paguro e il granchio, pescati a mano con l’ausilio delle solite maschera e pinne. Il paguro è un’esca validissima per questa tecnica ed in alcune zone d’Italia è largamente impiagata nella pesca alle mormore. L’innesco ottimale si fa liberando il crostaceo dalla conchiglia con delicatezza ed innescandolo, ancora vivo, nella parte morbida e carnosa del corpo.
Naturalmente possono essere impiegati, sia interi che a trance, esche più “surf” come la sardina, il cefalo, il totano e la seppia, comunque a bocconi meno voluminosi per consentire un minimo di vivacità anche con mare calmo. Ottimi risultati si potranno avere con l’impiego delle seppioline (carissime!!) innescate intere e “alleggerite” con un pezzetto di polistirolo inserito nel piccolo mantello. L’innesco con il pesciolino vivo è scarsamente impiegato nel beach ledgering, anche se, nei mesi di settembre, ottobre e novembre, può dare grandi soddisfazioni innescare piccoli cefaletti vivi per insidiare un po’ tutti i predatori, spigole e leccie in testa.