Polpo


(Octopus vulgaris)

Caratteristiche
Il corpo ha forma di sacco rotondeggiante alla base del quale sporge il capo, al cui centro si apre la bocca. Intorno alla bocca si allarga il mantello, da dove partono a raggiera otto tentacoli molto robusti che si assottigliano nella parte terminale. Lungo la faccia inferiore di ogni tentacolo corrono due file di ventose discoidali, che servono all’animale per fare presa sul fondo o su qualsiasi oggetto gli capiti a tiro. Gli occhi, abbastanza piccoli e lievemente sporgenti, sono piuttosto distanziati tra loro, ma sistemati in modo da avere una perfetta visione sia di fianco che davanti. Non ci sono pinne di alcun tipo e la propulsione è assicurata dai tentacoli e dal sifone, un apparato quest’ultimo che serve al Polpo per irrorare le branchie e per spostarsi “a reazione” quando il getto d’acqua diventa violento e veloce. Il nuoto “a reazione” avviene all’indietro e allora il Cefalopode, da apparentemente goffo e corpulento, diventa un idrodinamico siluro con il corpo e i tentacoli allungati su un unico asse. La bocca è a forma di becco di pappagallo, cioè è un doppio robustissimo rostro con cui il Polpo riesce a scardinare le difese degli altri Molluschi di cui si ciba e bucare persino il carapace dei Crostacei. Come difesa personale, l’animale possiede una ghiandola che secerne inchiostro, cioè un liquido denso e nero che si spande rapidamente nell’acqua impedendo la visibilità per il tempo sufficiente al nostro amico di squagliarsela in qualche fessura della roccia.
A braccia distese, un Polpo medio può misurare intorno ai cinquanta centimetri di lunghezza, ma è facile incontrarne di molto più grossi, dato che in Mediterraneo questi animali possono arrivare anche ai tre metri di lunghezza e ai venticinque chili di peso. Si tratta di esemplari eccezionali, naturalmente, che comunque non hanno niente a che vedere con le piovre. Basti pensare che è stato accertato che le piovre esistono perché sono stati recuperati giganteschi frammenti del loro corpo, ma che in realtà sono animali che vivono a profondità tali da non essere mai stati visti interi da occhio umano. Un Polpo di due o tre metri è indubbiamente una bestiaccia impressionante, se vista attraverso il vetro di una maschera subacquea, ma è una bestiaccia che difficilmente può diventare realmente pericolosa. Anche perché il Polpo ha un’indole mite e un’intelligenza superiore a qualsiasi pesce: chi glielo fa fare di mettersi contro un essere mostruoso (acquaticamente parlando, s’intende) come il subacqueo? Il fatto è che il Polpo, come la Murena e il Pescecane, è rimasto vittima della fantasia di molti scrittori, che hanno speculato per anni sulle sue orride sembianze. Capita a volte che qualche Polpetto si aggrappi disperatamente a un piede di qualche sprovveduto bagnante a spasso per la battigia. Da qui la nomea di essere terribile, che attacca impudentemente pure l’uomo. In realtà, l’aggressione, semmai, è opposta. Immaginatevi di essere al posto del Polpo, su un fondale di pochi centimetri d’acqua e di vedere improvvisamente la mole enorme di una persona che vi sta schiacciando senza pietà. Che fareste? Vista l’impossibilità di scappare perché non ce n’è il tempo, tentereste una difesa disperata. Come? Tentando di bloccare il nemico, magari avvinghiandovi con forza alla sua parte più a portata di tentacolo, cioè al piede. Ed ecco che la cosa, banale in se stessa, ingigantisce ed assume tinte drammatiche.
La pelle di questo Cefalopodo è normalmente liscia e ricoperta di muco, che lo rende viscido. Il colore è generalmente grigiastro. Tuttavia, il Polpo può apparire grinzoso e pieno di protuberanze, come il grigio può diventare verde, viola, rosso cupo, marroncino o nero, secondo il tipo di fondale in cui si trova e i colori predominanti che lo circondano. Il suo mimetismo è eccezionale e nel mondo subacqueo non ha pari. Un Polpo di dieci chili può essere invisibile anche a pochi centimetri di distanza, specialmente se l’occhio dell’osservatore è ancora inesperto. Se intorno a lui ci sono le alghe, egli assumerà l’aspetto di un’alga, altrimenti, se si trova in mezzo ai sassi, si farà confondere con le pietre.
Il Polpo è un animale solitario, che ama vivere per conto suo, a meno che non sia nell’epoca degli amori. Allora, trovato il partner giusto, per un po’ di tempo vive in compagnia e si abbandona a struggenti amplessi, fatti di contorcimenti, di carezze sensuali e così via. Un groviglio di tentacoli che può far pensare a chissà quali lotte abissali, mentre in effetti non è altro che una manifestazione di estrema dolcezza. I nemici più accaniti del Polpo sono la Cernia e la Murena, che lo attaccano con furia. Il Polpo si difende duellando, gonfiandosi per sembrare più grosso ed incutere più timore. E intanto cerca di battere in ritirata, cerca uno speco che lo possa ingoiare e nascondere, dove gli antagonisti non lo possano raggiungere. La Cernia e la Murena mirano ai tentacoli, tentano di amputarli a morsicate. Il Polpo fa di tutto per guadagnare tempo, in attesa dell’attimo propizio per eclissarsi in un buco. A sua volta, il Polpo è l’avversario più temibile dell’Aragosta e dell’Astice, che attacca di sorpresa e che immobilizza per mezzo delle sue otto braccia possenti. Anche quella è una lotta all’ultimo sangue. Dopo aver reso impotente la sua vittima, il Polpo buca il carapace con il rostro e inietta nel Crostaceo un veleno paralizzante. Dopo di che, con calma, succhia la polpa e lascia intero l’involucro. Ma la raffinatezza del Polpo non finisce qui. Sapete che cosa fa il nostro Cefalopodo quando vuole gustare il contenuto di una di quelle conchiglie bivalve di cui va pazzo? Il furbastro si mette davanti al Mollusco con un sassolino tenuto in un tentacolo, proprio come se lo tenesse delicatamente tra le dita di una mano. Il Mollusco, accorgendosi del pericolo, si chiude su se stesso, ma non può resistere così in eterno, perché deve respirare. Ed allora, sperando di farla franca, dopo un po’ di tempo, quando non ce la fa più a trattenere il respiro, si decide a socchiudere le sue valve quel tanto che basta per far passare un po’ d’acqua fresca. Il Polpo ne approfitta e, veloce come un lampo, dimostrando ottima mira e prontezza di riflessi, scaglia il sassolino tra le valve semiaperte, impedendone la chiusura totale. Dopo di che il gioco è fatto e alla conchiglia non rimane scampo, perché al nostro golosone quella sottile fessura sarà sufficiente per scardinare in quattro e quattr’otto tutto il guscio.

Dove vive
Il Polpo è comune in tutti gli oceani e in tutti i mari caldi e temperati del mondo. Lo si può trovare a partire dalla battigia fino a parecchie decine di metri di profondità. Il suo regno sono le scogliere sommerse, specialmente dove la roccia si mescola alle alghe e alla sabbia, ma non disdegna nemmeno le distese fangose. Qualunque sia l’ambiente in cui vive, il Polpo si mimetizza in maniera eccezionale e spesso la sua presenza sfugge anche al cacciatore subacqueo più esercitato. Accade persino di sapere con certezza che in quel metro quadrato di fondo si nasconde un Polpo e di non vederlo assolutamente, nemmeno esplorando il fondo da brevissima distanza. Il Cefalopodo si nasconde nelle caverne e negli spechi più angusti. Quasi sempre preferisce le sottili fessure che ci sono sotto i sassi, dalle quali guarda fuori magari con un occhio solo per essere meno avvistabile da eventuali nemici. Il fatto di non avere ossa permette al Polpo di “colare” letteralmente da un pertugio all’altro attraverso fessure così sottili da ritenere impossibile una sua fuga da quella parte. Il passaggio da una cavità all’altra è talmente incredibile che spesso si ha la sensazione di assistere a un miracolo o a un esperimento di smaterializzazione. Il Polpo, infatti, si schiaccia, si allunga, si stira e si allarga a piacimento, come probabilmente nessun’altra creatura marina è in grado di fare.
Il Polpo va matto per il colore bianco. Quando lo vede si entusiasma e perde ogni prudenza. Gli piace al punto che cerca di circondarsi di bianco persino nella sua casa. Così capita che un buchetto insignificante nella sabbia abbia una corona di sassolini bianchi, oppure che una crepa in uno scoglio sia chiusa da ghiaia o pezzi di coccio bianchi. Ebbene, siate certi che quei buchi e quelle crepe corrispondono ad altrettante abitazioni di Polpi in vena di civetteria. I Polpi, poi, vanno in visibilio, pure per i vasi e per le anfore, meglio se antiche. Nella pancia dei contenitori di argilla, i Polpi la fanno da padrone, tanto che difficilmente ci rinunciano. I pescatori lo sanno e arrivano al punto di calare in acqua anfore legate a cime collegate a loro volta a un galleggiante. E ogni mattina i pescatori salpano le loro anfore, catturano il malcapitato inquilino e le ributtano in mare, certi di fare un’altra pesca fruttuosa il mattino successivo.
Un altro sintomo della presenza certa di un Polpo nella zona è dato da un accumulo innaturale di gusci di Molluschi bivalve sotto un sasso o contro la parete di uno scoglio che termina con una piccola grotta tra la parete stessa e il fondo. Di solito è il Polpo che erige un simile mucchio di rifiuti vicino alla porta di casa. Il ghiottone, dopo essere stato a caccia, si trascina la preda fin nella sala da pranzo, la gusta con calma e poi si sbarazza della parte non commestibile gettandola dalla finestra. Con il passare dei tempo, i segni del suo insediamento non possono che essere evidenti. Ma attenzione: se i gusci sono molto corrosi e ricoperti di parassiti e incrostazioni varie, al punto di essere saldati tra loro, vuol dire che l’inquilino se ne è andato da molto tempo e che è quindi inutile aspettarlo al varco. Se invece la madreperla è ancora lucida e intonsa, è facile che il Polpo sia in casa, oppure nelle sue immediate vicinanze.

Tecniche di pesca
Dalla costa, dalla barca e subacquea.